- Da dove cominciare?
- Cominciamo dalla lettura della nostra situazione, personale e collettiva. Che cosa non va attualmente nella nostra esistenza?
- Che cosa ha compromesso un rapporto vitale e limpido con Dio?
- Che cosa tarpa le ali alla possibilità di vivere felici, in armonia con Dio, con se stessi, con gli altri?
Dio ci chiede semplicemente di ritornare a lui.
La Quaresima, in effetti, ci chiama a un “movimento”. Non rimanete lì dove siete! È ora di mettersi per strada, accettare di essere cambiati, sapendo che Dio ci precede sempre.
Ritornare a Dio, da cui ci eravamo allontanati, ma non in un modo qualsiasi: CON TUTTO IL CUORE. Non si tratta di un gesto epidermico, superficiale.
La nostra esistenza viene coinvolta nel profondo. In che cosa? In uno sforzo di onestà e di lucidità (Sal 50), in cui riconosciamo che «la nostra relazione con Dio è malata a causa delle nostre trasgressioni».
Il peccato, infatti, come ci ha ricordato il biblista, è “una realtà seria”, con cui dobbiamo fare i conti, provando la nostalgia di un cuore puro, un cuore nuovo che solo la misericordia di Dio può donarci.
L’itinerario della Quaresima è reso possibile da un Dio che è pronto “a fare grazia”.
Il suo culmine è nella scoperta di un amore che in Cristo non si sottrae neppure alla sofferenza e alla morte, pur di strapparci al potere del male.
E non è proprio questo il primo obiettivo del Giubileo? «Un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza» (Spes non confundit, 1).
Non possiamo lasciar passare invano questo tempo di Quaresima. Gesù riprende i tre pilastri della spiritualità ebraica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.
Si tratta di mezzi donati all’uomo per incontrare Dio.
Ecco perché il tentativo di utilizzare queste pratiche per altri scopi (vanità, pubblicità, ricerca di gloria personale) viene condannato.
Ogni gesto, anche religioso, è di fatto qualificato dall’intenzione. E quando le intenzioni interiori non corrispondono a quello che manifestiamo esteriormente, la nostra è semplicemente ipocrisia, coprirsi con una maschera che distoglie dal nostro vero volto, dalla nostra realtà.
Per questo Gesù nel vangelo richiama all’autenticità: l’unico scopo valido per qualsiasi gesto è compierlo “per la gloria di Dio”.
Chi lo fa per altri motivi ha già ricevuto una ricompensa umana, che in fondo era quello che cercava…
Elemosina, preghiera, digiuno. Le tre pratiche proposte mettono l’accento su altrettante urgenze.
L’elemosina è un appello ad aprire gli occhi sulle ingiustizie del mondo.
Essa non costituisce un optional proposto ai cuori più sensibili, ma diventa un obbligo quando ci si accorge che nella comunità dell’alleanza esistono disuguaglianze. Per questo motivo nella tradizione biblica chi fa l’elemosina ottiene perdono e vita (cf. Tb 12,9).
Per il discepolo l’elemosina è un atto di alleanza, un gesto di reciprocità richiesto dalla fraternità della fede. Al tempo di Gesù, con ogni probabilità, non mancavano gesti di ostentazione, ma non era questa l’anima vera della fede ebraica.
La seconda urgenza è quella della preghiera, che rimette in discussione il nostro impiego del tempo.
- Come utilizziamo il nostro tempo?
- Con quali priorità?
- A che cosa assegniamo maggiore importanza: all’efficacia o all’interiorità?
- Ai vantaggi materiali o allo Spirito?
- Al tempo che mi fa guadagnare o a quello donato gratuitamente?
La preghiera è il secondo pilastro della fede ebraica. Anche in questo caso vi erano delle esigenze di interiorità e di sincerità. Pregare è entrare in dialogo con Dio e questo si poteva fare frequentando la sinagoga come nell’intimità della propria casa.
Gesù condanna le deviazioni, non l’espressione pubblica della lode e del- la supplica. E attira l’attenzione su ciò che dovrebbe starci a cuore nel nostro rapporto con Dio, e cioè una relazione per- sonale e cosciente, un dialogo diretto e fiducioso.
La terza urgenza, il digiuno, è un modo di dire no al consumismo, allo spreco.
In Israele la pratica del digiuno era legata al dolore provocato o da una catastrofe nazionale o dalla coscienza del proprio peccato. Poteva essere anche il modo di prepararsi all’incontro con Dio o a una missione. Oltre al digiuno in occasione di Yom Kippur (il Giorno dell’Espiazio- ne) i più zelanti, come i seguaci del Battista e i farisei, lo praticavano due volte la settimana. Gesù ha digiunato nel deserto per affrontare la tentazione.
Dalle ceneri alla risurrezione: un percorso di Quaresima.
Guardiamo il percorso che ci viene proposto in questo inizio di Quaresima. Due parole lo riassumono: ceneri e risurrezione, partenza e arrivo.
Il nostro cammino in effetti è un pellegrinaggio dietro a Gesù. Lui stesso si è fatto cenere, rivestendo la nostra umanità, ma in lui il Padre ha trasformato la cenere in un albero di vita.
È quello che Paolo esprime nella seconda lettura: Gesù ha assunto la condizione peccatrice dell’umanità ed è stato identificato con il peccato degli uomini per condurre le nostre ceneri alla risurrezione.
Tutto il percorso di Quaresima consiste nell’accogliere lo spirito di risurrezione, che agisce in noi. Questo è il tempo della con versione, della crescita e dei frutti nei tre ambiti che Gesù ci ha indicato. La risurrezione deve continuare la sua azione sulle nostre ceneri.
Guardare i frutti: un esercizio quaresimale!
Ancora una volta Gesù ci invita ad andare all’essenziale. Ancora una volta ci strappa al gioco sottile delle simpatie ed antipatie, dei pregiudizi e dei sospetti, ci libera dai legami che ci im- pediscono di valutare in modo giusto e veritiero la realtà.
Non perdetevi a considerare elementi che sono solo superficiali, periferici, secondari.
- Volete capire chi siete voi, innanzitutto?
- Guardate a quello che fate, a quello che accade attorno a voi, a quello che produce la vostra azione! Intorno a voi c’è profumo di pulito, propensione ad essere limpidi, onesti e sinceri perché voi cercate di essere tali? Vuol dire che siete sulla buona strada!
- Quanti vi stanno attorno ricevono costantemente da voi gesti e parole di benevolenza, di sostegno, di solidarietà, di misericordia? Indubbiamente il vostro cuore è buono, non infetto da malattie: solo un cuore buono può produrre azioni di questo genere.
Viceversa, al di là del vostro spirito “religioso”, delle vostre molte preghiere, della vostra assidua partecipazione ai sacri riti, la vostra presenza è una miccia continua di contrasti, di accuse, di sgarberie e di intimidazioni? Beh, nel vostro supposto rapporto con Dio c’è qualcosa che non funziona.
Analogo metro Gesù ci chiede di assumere quando si tratta di valutare l’operato degli altri, di esprimere un giudizio, di dare un parere, di esprimere una scelta, una decisione.
Guardate i frutti! Uno non può essere lontano da Dio se è capace di gesti straordinari di bontà, di misericordia, di generosità.
E, viceversa, uno può avere sempre in bocca il nome di Dio, ma la sua grettezza, il suo egoismo sono una prova del nove: la sua vita non è affatto sotto il sole benefico della presenza di Dio.
Così ognuno di noi è condotto, nella vita quotidiana, a lasciar perdere altri criteri per andare dritto a ciò che conta. Ognuno è invitato seriamente a guardarsi allo specchio, per riconoscere la propria faccia ma anche le tante maschere che indossa, per vedere la trave che è nel suo occhio prima di lanciarsi alla scoperta della pagliuzza che è nell’occhio altrui. Esercizio utile, indispensabile a ogni cristiano. Se non vuol ingannare se stesso e gli altri, pago solo di belle parole o di favole che si racconta. Sì, perché prima o poi ci sarà un risveglio doloroso alla realtà!
Guidami, Gesù, nel percorso di questa Quaresima, c’è una spoliazione che mi attende:
liberami da tutto ciò che è inutile,
un fardello ingombrante che mi impedisce
di distinguere ciò che essenziale
e di abbandonare ciò che è superfluo.
Strappami alla parola vuota, volatile,
alla chiacchiera e a tutto ciò che è superficiale. Spezza le catene che mi tengono prigioniero della voglia insana di accumulare
e di consumare cose su cose.
Insegnami il vero senso del digiuno,
ridesta in me il desiderio di una vita diversa, segnata dall’incontro con te,
abitata dalla tua Parola.
Portami sulla strada della preghiera che mi unisce a te e al Padre,
non per un contatto momentaneo, ma per vivere in te e diventare
una dimora del tuo Spirito.
Donami di vedere in ognuno
non un concorrente o un avversario, ma un fratello bisognoso di soccorso.
Accoglienza: Che cosa rappresenta per noi questa Quaresima? Un obbligo, un peso, una pratica antica, ma superata? Oppure un’occasione da non perdere, un tempo di grazia, una possibilità di ritrovare lo slancio e la gioia che avevamo perduti. Lasciamoci trasformare dall’amore di Dio: egli attende ognuno di noi.
Introduzione alla preghiera dei fedeli: O Dio, tu sei tenerezza e misericordia. Per questo ci rivolgiamo a te con la fiducia dei figli, certi di essere ascoltati. Ti di- ciamo insieme: Trasforma i nostri cuori!
Orazione conclusiva: O Padre, ognuno di noi sperimenti una nuova primavera dello Spirito. La tua Parola sia luce sul nostro cammino. Il tuo pane ci sostenga quando ci sentiamo scoraggiati e soli. Che tu sia benedetto per Gesù, nostro Pa- store e Maestro, per i secoli dei secoli.
Al Padre nostro: Volgiamo il nostro sguardo al Padre: egli desidera offrirci la sua misericordia, egli ha compassione delle nostre infermità. Diciamo insieme: Pa- dre nostro…
Al segno della pace: Come possiamo chiedere il perdono di Dio se non siamo disposti a perdonarci? Facciamo cadere i muri che ci separano: l’egoismo, il pre- giudizio, l’odio che ci rovinano la vita. E accogliamo il dono della pace.
Al congedo: Affrontiamo insieme il percorso della Quaresima. Non come eroi che contano sulle proprie forze, ma come figli e fratelli che riconoscono di esse- re amati. Andate in pace.
Mercoledì delle Ceneri 5 marzo 2025
Quanti progetti, quanti sogni andati in cenere, a causa nostra perché ci siamo lasciati vincere dall’orgoglio, dalla gelosia, dalla voglia di emergere! Anche la nostra fede, una volta che si è spento il desiderio di Dio, ha l’aspetto grigio della cenere. E le nostre mani, sporcate dall’avidità, indurite dalla violenza, non recano anch’esse le tracce della cenere che vi si è attaccata? Solo tu, Signore, puoi attizzare il fuoco che cova sotto la nostra cenere con il soffio del tuo Spirito.
Prima lettura: Il popolo ha constatato le conseguenze del peccato. Ma Dio non rinnega il suo amore e dice: «Ritornate a me!».
Salmo responsoriale: La nostra vita si è lasciata inquinare dal male. Solo Dio può rinnovarci con la forza del suo Spirito. A lui ci rivolgiamo con fiducia.
Seconda lettura: Questa Quaresima è un tempo di grazia: non lasciamolo passare invano.
Vangelo: I nostri gesti contano solo se ispirati dall’amore per Dio e per i fratelli. Ogni altra intenzione li priva del loro significato profondo.
Prima del rito delle ceneri: Il gesto che ora compiamo è semplice, ma richiede di essere vissuto col cuore. Riconosciamo il nostro peccato: ci siamo allontana- ti da Dio, abbiamo voluto fare di testa nostra. Ma ora siamo pronti a cercare la strada che ci riporta da lui.
Intenzioni per la preghiera dei fedeli:
- – Anche le chiese sono lacerate da discordie e incomprensioni. Ridesta nei cri- stiani il desiderio di vivere da fratelli, pronti a sostenere chi è più debole e più in difficoltà. Ti preghiamo.
- – In molte regioni della terra la guerra provoca distruzione e morte, riduce in macerie le case e gli edifici pubblici, strazia tanti corpi e tante anime. Non permettere che il desiderio di rivalsa e l’odio le prolunghi. Ti preghiamo.
- – Troppi cristiani rinunciano a fare la loro parte per costruire un mondo diver- so. Suscita un entusiasmo nuovo e guarisci l’esistenza di tante persone, ma- late di individualismo. Dona la gioia di donare il proprio tempo e le proprie competenze. Ti preghiamo.
- – Ravviva in coloro che lavorano nel mondo dell’informazione la passione per la verità, uno sguardo benevolo sulle miserie umane e un’attenzione viva alle sofferenze di coloro che non contano. Ti preghiamo.
– Sostieni le nostre famiglie: la saggezza e la fede dei genitori siano un sicuro ri- ferimento per i figli, particolarmente nei momenti difficili. E la gratitudine dei figli rallegri i genitori. Ti preghiamo.
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